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La porta verso la meditazione
La porta verso la meditazione
La porta verso la meditazione



    (Nel quarto passo) non c’è niente da fare. Non c’è niente da fare perché sarai completamente esausto; tutto il tuo essere sarà stanco. Ora il lasciare andare diventa un processo automatico.
     La tecnica è una sequenza di stadi, ognuno segue automaticamente lo stadio successivo. Se continui con la tecnica e non aggiungi il quarto passo, arriverà da sé come conseguenza naturale di ciò che è accaduto prima.
     Il quarto stadio è il momento del non-fare. Questo è ciò  che io chiamo dhyana, meditazione.
     I primi tre stadi sono solo passi; il quarto stadio è la porta.
     Allora tu sei. Non c’è niente da fare, né respiro, né movimento, né suono,  solo silenzio.
     I tre stadi precedenti devono essere “fatti”, in un senso, ma il quarto viene da sé. Allora qualcosa accade che non è il tuo fare. Arriva come una grazia: sei diventato un vaccum, una vacuità, e qualcosa ti riempie. Qualcosa di spirituale si riversa dentro di te quando tu non sei.
     Tu non sei perché non c’è niente da fare; l’ego scompare quando non c’è chi fa. Colui che fa è l’ego. Così tu puoi essere nei primi tre stadi perché stai facendo qualcosa – respiri, ti muovi, urli – ma adesso, nel quarto stadio, tu non puoi essere perché non c’è il fare..

     L’ego non è altro che un accumulo delle tue memorie di azioni passate, così più una persona ha fatto, più egocentrico è. Anche se il tuo fare è stato di servizio o di lavoro religioso, qualsiasi cosa tu abbia fatto diventa una parte dell’ego. L’ego non è un’entità ma solo la memoria del tuo fare, così nei momenti in cui non c’è il fare, tu non sei. Allora qualcosa accade. Anche se tu non stai facendo niente sei totalmente conscio – silente, ma conscio…esausto, ma conscio. C’è solo consapevolezza: una consapevolezza che ora tutto è scomparso.
     Quando il quarto stadio è terminato, quando diventa una memoria, allora puoi ricordartene. Ma  nel momento stesso non c’è niente, c’è solo consapevolezza. Dato che c’è solo il niente, non puoi essere conscio di alcuna cosa. Dopo riconosci che c’è stato un intervallo vuoto. La tua mente ha funzionato fino a un momento particolare; poi c’è stato un intervallo vuoto, e poi ha ricominciato. Dopo senti lo spazio vuoto: lo spazio vuoto, l’intervallo, diventa parte della tua memoria.
    La nostra memoria registra eventi e questo intervallo è un grande evento, un grande fenomeno. La mente è un meccanismo. Registra tutto: è come un registratore a nastro. Il registratore registra due cose: quando parliamo, le parole vengono registrate; e quando non parliamo, il silenzio, l’intervallo vuoto, vengono registrati. Anche quanto non parliamo, qualcosa viene registrato . il silenzio, l’intervallo vuoto. Allo stesso modo, il meccanismo della mente sta sempre registrando tutto. In realtà, diventa più accurata e sensibile quando c’è l’intervallo vuoto. Il registratore può confondere quello che sto dicendo, ma non può confondere il mio silenzio. L’intervallo vuoto sarà registrato con maggiore intensità, non c’è possibilità di errore.
     Così l’intervallo vuoto viene ricordato…e l’intervallo vuoto è pieno di beatitudine. In un certo modo, un evento memorabile è un peso, una tensione, mentre l’intervallo vuoto è calmo, pieno di beatitudine. Questo intervallo è dhyana, meditazione.

Osho: "The Great Challenge"

... Per saperne di più sullo quarto stadio.




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