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Andy Elten
Massaggio
dell’anima per gente inquieti


     I primi 45 minuti erano andati piuttosto bene. Ero accovacciato su un piccolo sgabello da meditazione sul un parquet lucido come uno specchio, spina dorsale diritta, spalle rilassate, occhi chiusi, osservando il mio respiro. Sono a un ritiro buddista – un misto di monastero e hotel confortevole per sportivi, sulla costa orientale americana. La stanza di meditazione è stata decorata con ornamenti dorati e carta da parati in seta rosso scuro.
     Siamo circa 50 persone, seguaci del tibetano Shogyam Trungpe Rinpoche, e un profano, me. Un gong melodioso manda vibrazioni solenni per tutta la stanza. Il secondo round: 45 minuti seduti e 15 minuti camminando al rallentatore, passo dopo passo, lungo la stanza.
     Eroi altamente  motivato, volevo scrivere un articolo sul tibetano illuminato. Arrivò in ritardo, così presi parte alla meditazione. Pensavo, “La meditazione non può far male,” ma fu un lavoraccio.
     Al secondo round la mia spina dorsale era tesa, le gambe addormentate, le articolazioni doloranti. Dietro alle mie sopracciglia sudate c’era un solo pensiero, “Quanti minuti ancora?”
finalmente, ancora il gong: il secondo round era finito. La camminata al rallentatore per la stanza fu una benedizione, malgrado tutto il focalizzarsi concentrato richiesto. Ma non senza sforzo.
     Il terzo round: quando finì quasi caddi dalla sedia di meditazione. Non smettevo più.
     Pranzo: zuppa di miso, qualche cucchiaiata di riso e verdure al vapore. Lo ricevemmo da monaci silenziosi su vassoi di bambù, davanti alle nostre sedie da meditazione. Mangiammo con “consapevolezza”. Silenzio profondo. Dopo 15 minuti i vassoi vennero ritirati.
     Il gong: quarto round. Al settimo round buttai la spugna e mi sentii un fallito.
 

     A quel tempo non sapevo niente della meditazione. Il reporter che era solito andare oltre la propria zona di comfort pensava che la meditazione fosse bizzarra, per dirla moderatamente. Chi avrebbe mai pensato che solo qualche anno più tardi mi sarei messo a meditare regolarmente? Quello che allora era il capriccio di alcuni individualisti era diventato un trend. La meditazione è in.
     Quasi ovunque la gente medita – in centri di fitness, in seminari intensivi per cancro e malattie cardiache, in laboratori di psicoterapia, in centri di riabilitazione per tossicodipendenti, in ritiri buddisti, nel Club Med di Bali, tra i guidatori di autobus a Stoccolma,  anche nei monasteri cattolici.
     Ma soprattutto la meditazione non accade perché la meditazione è rilassamento totale. Non puoi forzare la meditazione: accade oppure non accade. Ogni volta che i principianti tentano di praticare le vecchie tecniche di meditazione come Vipassana, spesso in situazioni piuttosto estreme, accade una vera e propria lotta.
     Durante il ritiro buddista sono stato introdotto alla Meditazione Vipassana. E’ stato un po’ come se un aborigeno australiano dal ‘bush’ dovesse mettersi a guidare un Porche. Non andrebbe mai più veloce del ‘passo d’uomo’, non sa che cosa sono 100km/h, metterebbe il piede sull’acceleratore e avrebbe una paura folle! Anche i novizi della meditazione, stressati e sempre sotto pressione, sofferenti di una moltitudine di paure, non possono stare seduti immobili per ore con schiene diritte, sul pavimento, occhi chiusi, attenzione sulla punta del naso, osservando il respiro, rimando rilassati, andando dentro.

     Tutte queste tecniche di meditazione tradizionali come Vipassana, che ci viene dall’oriente, sono state sviluppate per persone che non esistono più. Nessuna meraviglia se quando usiamo queste tecniche spesso diventiamo non-meditativi, nervosi e arrabbiati.
     Duemilacinquecento anni fa non avevamo TV, fax, telefono, ingorghi nel traffico, rumore di jets, stili di vita frenetici. Le persone non stavano sedute dietro in auto o dietro scrivanie. I loro corpi dovevano lavorare duramente. Erano in grado di sedersi, chiudere gli occhi e osservare il respiro. Noi possiamo farlo solo se siamo completamente flemmatici o se ci prepariamo usando tecniche di meditazione moderne.
     Per l’uomo civilizzato, irrequieto, c’è solo una tecnica tradizionale con cui cominciare: la meditazione Whirling dei Sufi, un ordine mistico dell’Islam. Whirling è ciò che fanno i Dervisci danzanti. Ruotano, sempre più veloci, con melodie monotone, fino a quando il pensare si ferma e rimane solo il ruotare, fino a quando cadono per terra.

     Due nuove tecniche di meditazione sono un buon modo di iniziare, e vengono sempre più praticate in laboratori e corsi di meditazione – Meditazione Dinamica e una meditazione di scuotimento, il cui nome esoterico è Meditazione Kundalini  (che non ha niente a che fare con gli esercizi di Kundalini Yoga). Entrambe le meditazioni sono come la danza dei dervisci: meditazione attiva.
     La Meditazione Dinamica è fisicamente molto intensa e ha uno stadio catartico. La Meditazione Kundalini usa la danza ed è più dolce.
 
     Allora perché non fare solo jogging o andare a ballare in discoteca se il movimento è così importante per la meditazione?
     Si, fare jogging e ballare possono essere meditativi, se includono il fattore importante della “consapevolezza”: uno stato sveglio, non-giudicante, rilassato, di auto-riflessione. Movimento congiunto a consapevolezza: ogni sport può diventare una meditazione: sciare, pattinare, nuotare.
     La Meditazione Dinamica è, si potrebbe dire, la posizione del loto più disco dancing più consapevolezza.  Devi solo farla totalmente, senza farti distrarre dai pensieri – essere totalmente qui e ora.
La Meditazione Dinamica dura un’ora. Consiste di cinque stadi e ogni stadio è accompagnato da musica. Dopo ogni fase, la musica cambia. E’ importante indossare vestiti larghi e comodi.

Le Meditazioni Dinamica e Kundalini
     Queste due meditazioni sono ideali per controbilanciare lo stress a causa della componente fisica. Questa è probabilmente la attrattiva..almeno per le persone che vivono ai bordi di limiti psicologici. Relazioni, preoccupazioni di carriera, problemi di danaro, pressioni, insicurezza di lavoro, catastrofi, allergie, solitudine, paura e così via – la pressione cresce.
     Tutti vogliono liberarsi dallo stress ma andare solo in palestra non basta. Dopo un po’ di palestra si può dormire meglio, ma il problema che crea lo stress non se ne va via.
     Dinamica e Kundalini vanno un passo oltre.
     Andando in palestra sudiamo, e il cuore pompa in modo più forte, siamo meno identificati con quello che accade nella testa. Si, la palestra è simile alle meditazioni attive, ma in meditazione possiamo tentare di spotarci dai sintomi alla causa del problema.
     Il metodo è semplice ma non è facile! Continuando a osservare i pensieri e le sensazioni si prende distanza da loro: non siamo più vittime, siamo gli osservatori. C’è una diversa prospettiva, e vediamo non solo ciò che ci viene fatto, ma vediamo anche come noi stessi creiamo i nostri problemi.
     Se riusciamo a farlo, accade un salto quantico nella coscienza. In un momento di chiarezza meditativa puoi vedere che il problema non è il problema, ma la tua consapevolezza limitata. Questa dimensione va oltre la riduzione dello stress. È una dimensione spirituale.
     Solo se la mente è quieta e siamo in rilassamento totale la meditazione può accadere…lo stato che il buddista chiama satori o nirvana, l’indù chiama moksha, di cui Mastro Eckhart ha fatto l’esperienza come ‘lo sciogliersi in dio”.
 
     Il fisico atomico Carl Friedrich von Weizacker ha detto in un’intervista alla rivista tedesca Stern  una “esperienza mistica in India” è stata una delle esperienza più importanti della sua vita. Tutti coloro che fanno l’esperienza del satori ne parlano in termini diversi, ma tutti parlano di una fusione con l’esistenza, con l’universo o con dio. In questo stato non c’è anelito, né speranza, né futuro, né passato, né memorie, né problemi ma solo una chiarezza piena di beatitudine.
     Quasi tutti conoscono tali momenti: tutto è all’improvviso così facile, tutto fluisce. Nel tennis i colpi sono precisi, lo sciatore si muove senza sforzo. Ci espandiamo oltre il nostro piccolo ego, senza limiti, senza confini, senza routine. La vita è nuova e esiste in ogni momento. Non c’è spazio per negatività, impotenza o sfiducia.
     Prendiamo in mano il nostro destino.

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