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Qual è la differenza tra la
consapevolezza e l’essere testimone?
C’è una grande differenza tra
consapevolezza e l’essere testimone. L’essere testimone è ancora
un’azione; c’è qualcuno che lo sta facendo, l’ego è
lì presente. Per cui il fenomeno dell’essere testimone è
diviso tra soggetto e oggetto.
Essere testimone è una relazione
tra soggetto e oggetto.
La consapevolezza è completamente priva
di soggettività e oggettività. Nella consapevolezza
non c’è nessuno che sia testimone; non c’è nessuno che
sia testimoniato. La consapevolezza è un atto totale, integrato;
il soggetto e l’oggetto non hanno nessuna relazione con essa; sono
dissolti. Quindi consapevolezza non significa che ci sia qualcuno che
è consapevole, nè che ci sia qualcosa a cui prestare
attenzione.
La consapevolezza è totalità,
è soggettività totale e oggettività totale uniti
in un unico fenomeno – mentre nell’essere testimone esiste una
dualità tra soggetto e oggetto. La consapevolezza è un
non fare, l’essere testimone implica qualcuno che fa. Ma attraverso
l’essere testimone è possibile arrivare alla consapevolezza,
perché essere testimone è un atto, ma conscio. Si
può fare qualsiasi cosa e non essere – la nostra attività
ordinaria è attività inconscia, ma se ne diventi
consapevole questo diventa essere testimone.
Quindi tra
l’attività ordinaria inconscia e la consapevolezza esiste un
salto che può essere colmato con l’essere testimone.
L’essere testimone è una tecnica, un
metodo verso la consapevolezza.
Non è consapevolezza ma, se paragonata
all' ordinaria attività inconscia è un gradino più
alto. Qualcosa è cambiato: l’attività è diventata
conscia, l’incoscienza è stata sostituita dalla coscienza.
Ma c’è ancora qualcosa da conquistare cioè
l’attività deve essere sostituita dall' inattività.
Quello sarà il secondo gradi
E’ difficile saltare dall' attività
ordinaria inconscia alla consapevolezza. E’ possibile ma difficile per
cui è utile che ci sia un gradino in mezzo. Se uno inizia dall'
attività conscia dell’essere testimone, allora il salto è
più facile, cioè il salto nella consapevolezza senza
nessun oggetto conscio, senza nessun soggetto conscio, senza nessuna
attività conscia.
Questo non significa che la consapevolezza
non sia coscienza; è pura coscienza ma non vi è nessuno
che sia conscio di essa.
C’è una ulteriore differenza tra
coscienza e consapevolezza.
La coscienza è una qualità
della mente ma non è la mente in toto. La mente
può essere conscia o inconscia ma quando trascendi la mente non
c’è inconscio. E neanche una coscienza corrispondente.
C’è consapevolezza.
Consapevolezza vuol dire che la
totalità della mente è diventata consapevole.
Ora la vecchia mente non esiste più ma c’è la
qualità dell’essere conscio. La consapevolezza è
diventata totale, la mente in se stessa è diventata parte della
consapevolezza. Non si può dire che la mente è
consapevole, si può solo dire in un modo significativo che la
mente è conscia.
Consapevolezza
vuol dire trascendere la mente, per cui non è la mente ad essere
consapevole. E’ solo trascendendo la mente, andando oltre la mente che
è possibile la consapevolezza.
La coscienza è una qualità della
mente, la consapevolezza è il trascendere, è andare oltre
la mente. La mente come tale è in mezzo alla dualità,
quindi la coscienza non può mai trascendere la dualità.
E’ sempre conscia di qualcosa, c’è sempre qualcuno che è
conscio. La coscienza quindi è una parte, un frammento della
mente e la mente come tale è la sorgente di ogni dualità,
di ogni divisione. Divisione tra soggetto e oggetto, attività e
inattività, coscienza e incoscienza. Ogni tipo di dualità
è mentale. La consapevolezza è non duale, quindi
significa stato di non mente.
Quindi qual è la relazione tra la
coscienza e l’essere testimone? Essere testimoni è uno
stato, la coscienza è un mezzo verso l’essere testimoni. Se uno
inizia ad essere conscio, si arriva all’essere testimone. Se uno inizia
ad essere conscio delle proprie azioni, conscio degli avvenimenti delle
giornate, giorno per giorno, conscio di tutto ciò che è
intorno, allora inizia ad essere testimone.
L’essere testimone arriva come una conseguenza
dell’essere consci. Non si può praticare l’essere testimoni, si
può solo praticare l’essere consci. Lo stato di testimone arriva
come conseguenza, come un’ombra, un risultato, un prodotto.
Più diventi conscio più vai verso lo stato di testimone.
Quindi essere consci è un metodo
per arrivare alla consapevolezza.
E il secondo passo è che l’essere
testimone diventa un metodo per arrivare alla consapevolezza.
Ci sono quindi tre gradini: coscienza, essere
testimone, consapevolezza.
Ma lo spazio in cui ci troviamo di solito
è il gradino più basso cioè quello
dell’attività inconscia. L’attività inconscia è lo
stato abituale della nostra mente.
Attraverso l’essere consci si può
arrivare ad essere testimoni, e attraverso l’essere testimoni si
può arrivare alla consapevolezza e, attraverso la consapevolezza
si può ottenere il “non-ottenere”.
Attraverso la consapevolezza si può ottenere tutto quello che
è già stato ottenuto. Al di là della
consapevolezza non c’è nulla, la consapevolezza è alla
fine.
La consapevolezza è al termine del
progresso spirituale.
Nella consapevolezza si perde il testimone e
rimane solo il testimoniare, si perde colui che fa, si perde la
soggettività, si perde la coscienza egocentrica. A quel punto
rimane solo la coscienza senza l’ego. Rimane la circonferenza senza il
centro.
La circonferenza senza il centro è
consapevolezza. Coscienza senza alcun centro, senza alcuna sorgente,
senza motivazione, senza una sorgente da cui derivare – una coscienza
senza sorgente – questa è consapevolezza.
Quindi ci si muove dall’esistenza
inconsapevole, che è la materia, prakriti, verso la
consapevolezza.
Potete chiamarlo “il divino”, “la divinità” o in qualunque modo
volete; tra la materia e il divino la differenza sta sempre nella
consapevolezza.
Osho: Meditation: The Art of Ecstasy
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