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Maneesha James

Diventare veri

 di Maneesha James




Perché così tanti di noi hanno bisogno di una misura così drastica come la Meditazione Dinamica?
     E’ triste ma innegabile che mentre cresciamo fisicamente raramente si cresc
e nel nostro potenziale pieno di individuo unico, creativo, gioioso, consapevole.
Invece tendiamo ad assumere delle idee piuttosto fise di noi stessi nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, e poi viviamo il resto della nostra vita confinati all’interno di quel concetto.
    Non sarebbe così male se l’idee che abbiamo di noi stessi fossero le nostre personali. Ma durante l’inizio del nostro sviluppi, delle influenze esterne cominciano ad avere un impatto con il nostro comportamento e il nostro senso di noi stessi.
    Questo processo si chiama condizionamento, e viene immesso nelle nostre menti allo stesso modo nel quale un programma viene messo in computer.
    Il condizionamento, come ha dimostrato Pavlov, funziona attraverso un processo di rinforzo positivo e negativo. Si manifesta attraverso i diversi comportamenti e credenze che ci sono state insegnate. Variano secondo a dove siamo cresciuti, il colore della pelle, la religione della famiglia in cui siamo nati, il nostro ordine in quella famiglia, il nostro sesso,e così via. Ma anche se uno è un maschio bianco caucasico in California o una giovane ragazza di Kuala Lampur, il processo è identico.
    Gli strumenti del nostro condizionamento – genitori, insegnanti, superiori, preti, i media, etc – sono molto eloquenti. Vogliono sostenerci nella nostra maturazione in un membro della comunità affidabile, ben adattato e funzionante. Ma la spinta a farci adattare alle norme razziali, nazionali, sociali e sessuali, maschera il nostro senso interiore di direzione.

    Non solo non abbiamo senso di una direzione personale, ma ci identifichiamo così tanto con la personalità creata dal nostro condizionamento che peniamo che questa sia proprio chi siamo. Allora, essendo non veri, non possiamo trovare una appagamento e una gioia reali.
    E’ comprensibile che si raggiunga la maturità infelici, insoddisfatti e risentiti verso i genitori e le altre autorità. E’ comprensibile che il nostro senso di auto-valore, auto-amore e auto-fiducia sia scarso.
    Essendo la nostra relazione di base – con noi stessi- in tale disastro, non deve meravigliare che troviamo difficile creare e mantenere delle relazioni significative con gli altri. Non stupisce la nostra incapacità di prenderci cura, l’antagonismo verso il mondo che ci circonda.
    Ma come inizia il processo del condizionamento?











The Fetus

1)   Il feto
Eccoci, in embrione, mero germoglio di un essere. Il loto al centro della foto rappresenta il nostro potenziale per crescere in un individuo pienamente realizzato: un essere umano vibrante, consapevole, amorevole e equilibrato.

     Il grembo sembra il luogo perfetto in cui svilupparsi. Ma l’ambiente in cui cresciamo per nove mesi è all’interno del corpo di un’altra persona. Se quel corpo comincia a fumare noi subiremo un effetto. ( i bambini delle donne che fumano in gravidanza sono più piccoli). Se nostra madre adora sentire la musica techno a tutto volume, tutto il giorno, anche questo avrà un effetto su di noi, lo stesso se lei è arrabbiata, sola o spaventata.
    Tutte queste emozioni hanno una controparte chimica e , attraverso il flusso sanguigno condiviso, entrano e hanno un effetto sul bambino, molto ricettivo e vulnerabile. Non è tutto per il peggio: subiamo anche effetti positivi, la gioia della madre quanto la tristezza, musica di Puccini o Puff Daddy. Il punto è che subiamo un effetto.
















2)    Il bambino appena nato
Avendo fatto un viaggio verso il mondo, l’impatto dell’esterno accelera.
     A questo punto non siamo un’entità conscia e pensante, siamo un gomitolo di sensazioni e emozioni, di bisogni naturali e spinte istintive. Urliamo quando abbiamo fame o ci sentiamo soli; piangiamo quando abbiamo dolore; sorridiamo quando ci sentiamo felici e al sicuro.
    Questi bisogni naturali creano problemi. Vogliamo fare pipì non appena ci hanno cambiato il pannolino: la mamma è stufa. Vogliamo dormire, e lei vuole mostrarci agli ospiti; vogliamo stare svegli ed è l’ora ufficiale di fare la nanna.
 
     Cominciamo a ricevere il messaggio che tutto ciò che è naturale per noi è sbagliato.
     Un esempio perfetto è quando scopriamo il posto tra le nostre gambe. Toccarsi è piacevole ma cogliamo dal tono della voce della mamma, o dal suo schiaffo, che questa area è vietata. Ci contraiamo in paura e shock. Questa zona vietata è vicina al nostro centro emotivo: lo shock, la paura e la vergogna creano un muro tra noi e il nostro potenziale ad essere sessualmente ed emotivamente esseri vitali e sani.
    Non fidandoci di noi stessi e con la sopravvivenza messa in pericolo, entriamo in conflitto profondo. Questo conflitto si traduce in ‘blocchi’ fisici, mentali e emotivi.
    Il nostro ‘loto’ interiore – il nostro potenziale a essere un individuo conscio con la propria direzione nella vita è intatto. Non può essere distrutto. Ma non riceve nutrimento, riconoscimento, così non sappiamo di averlo.
    Quello che viene sviluppato è la mente con il suo programma di conformità.
 


The Newborn Baby









The child

3)    Il bambino in età scolare
Adesso la camicia di forza in cui siamo già confinati diventa sempre più stretta.
     Il nostro modo naturale di essere continua ad essere controllato, manipolato criticato.  – ovviamente sempre per il nostro bene. “Siediti diritto!” “Non guardare fuori dalla finestra!” “Smettila di ridere!” “Chiedi il permesso se devi andare in bagno!” “Rispetta i più grandi.” “Sei troppo giovane”…Tutto serve per tenerci nelle convenzioni…e per minare ogni possibilità di auto-stima che cerca di germogliare.
    Il condizionamento rispetto alla identità sessuale viene aggiunto al tutto..tipicamente, “Le bambine non si arrampicano sugli alberi/non studiano ingegneria, “ i bambini non piangono/non giocano con le bambole.”
    Poi c’è il condizionamento nazionale – così facile da identificare negli altri e meno in noi stessi. L’inglese con ‘il labbro superiore rigido’ davanti alle emozioni; il tedesco preciso e conscio delle regole; l’australiano, così terribilmente ‘carino’; l’italiano, amante del dramma; il francese, con il suo senso di superiorità intellettuale, culturale, culinaria e sessuale, e così via.
    Il condizionamento nazionale non solo infetta l’individuo ma interi eserciti. Migliaia di persone si suicidano – e assassinano – nel nome della ‘loro’ patria. Osserva gli orrori recenti nell’Europa dell’est o i conflitti tra Israeliani e Palestinesi.
    E anche meno accettabile è il programma religioso: cristiani, ebrei, indù o musulmani….Abbiamo perseguitato e siamo stati perseguitati per credenze che ci sono state alimentate quando non avevamo altra scelta che fidarci…e ingoiare.
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4)    L’adulto
Alla fine riusciamo a raggiungere la cosiddetta età adulta. Non una sorpresa se la scintilla divina che ci ha acceso da bambini è ormai spenta, se il bambino ridente, meravigliato e affettuoso che una volta eravamo è scomparso senza lasciare traccia.
    Non c’è da meravigliarsi se chiediamo: che cosa è successo a chi pensavo di diventare? Che cosa è successo ai sogni che avevo quando ero più giovane? Non c’è da meravigliarsi se ci sentiamo derubati. Siamo pieni di astio e sfiducia in noi stessi, non ci amiamo, e non possiamo credere che qualcun altro ci possa amare, o si possa fidare di noi.
    Vergognosi della nostra sessualità, l’abbiamo repressa. Abbiamo imparato a respirare in modo tale che i centri del sentire e della sessualità non sono attivati: un respiro superficiale, confinato al petto. Abbiamo perso contatto con il nostro ‘ bambino interiore’, la sua innocenza, la sua spontaneità e la sua gioia. Siamo insensibili, sconnessi dal terreno interno del nostro essere. Amiamo poco l’ambiente e il mondo in cui viviamo, e amiamo poco noi stessi.
    Tutto ciò che siamo stati obbligati a reprimere ha cresciuto radici nel nostro corpo, in rigidità e frigidità, in dolori cronici.
    Come adulti accettiamo il bisogno di fare compromessi…di accettare che i sogni che avevamo da bambini o l’idealismo dell’adolescenza siano stai solo illusioni, non in relazione con il reale, con la vita da ‘aduli’.
    Se occasionalmente il nostro ‘loto’ interiore si fa sentire – sentiamo una protesta sussurrata o cogliamo l’immagine di come eravamo – ma non vogliamo sapere veramente, è troppo scomodo, troppo confrontativi. C’è troppo investito nel non seguire la strada davanti a noi. Mettere in discussione ogni nostra sfaccettatura è mettere in pericolo quello che abbiamo creduto essenziale, il nostro senso di sicurezza e di appartenenza….
E così, per la vasta maggioranza di noi, la storia finisce così.
    Ma deve essere così?
    Se abbiamo il coraggio di farlo, possiamo decondizionarci?            Possiamo avere una seconda possibilità alla vita – questa volta con più consapevolezza?


The Adult







The Deconditioned Being

5)    L’essere decondizionato
    Se l’intera tragedia potesse essere capovolta e noi potessimo ricominciare, come troveremmo il nostro sé reale sotto gli anni di spazzatura mentale e blocchi fisici? Come recuperarlo dietro alle barriere delle ferite psicologiche e del trauma emotivo?
    Gli approcci psicologici convenzionali e alternativi, come terapia Primal o Costellazioni Famigliari, ci prescriverebbero l’identificazione di ogni singola tematica che ci blocca; riviverla, comprenderla e finalmente esorcizzarla. Ma per questo occorrono anni, danaro, e richiede una dipendenza da un terapista.
    Ciò a cui occorrono anni con una modalità terapeutica può essere portato a conclusione più velocemente con i metodi attivi di Osho, come la Meditazione Dinamica.
 
     La bellezza dell’approccio meditativo è che tu rimani indipendente, e non costa un occhio della testa. In aggiunta, lasci andare tutto l’analizzare e by-passi completamente la mente, mentre hai un incontro diretto con l’inconscio.
     Il metodo è una pulizia di primavera esistenziale, ‘un detersivo per l’anima.’ Rabbia, dolore, lutto, gelosia, confusione, paura: ci occorre solo riconoscere ed accettare la loro presenza e poi possiamo lasciarle andare.
    E’ vero che il nostro corpo, i nostri mondi mentali ed emotivi hanno cicatrici. Allora abbiamo bisogno di fare emergere questa area di trauma. Abbiamo bisogno di scuotere via la polvere che è presente in ogni angolo dell’inconscio.
    Abbiamo bisogno di scongelarci, di mobilitare e ridirigere la nostra energia così che non è solo più carburante per la mente, così che si muova nel corpo e nelle profondità congelate del cuore, del centro del sentire e ritorni alla sua origine.

Panacea
Il respiro del fuoco del primo stadio della Meditazione Dinamica – veloce, profondo, caotico – ci prepara.
     E’ la chiamata a risvegliare ogni cellula del corpo, a tutti i nostri sensi comatosi. La profondità del respiro ha un impatto con il nostro centro del sentire, rimescolando ciò che giaceva addormentato. Attiva anche l’energia arrotolata nel centro del sesso così che sia disponibile come carburante per una grande trasformazione.
    Il corpo adesso ha attivato l’energia bloccata, che comincia a sciogliersi e può fluire in una espressione conscia: questo è il secondo stadio. Con l’alchimia del rilascio in consapevolezza, facciamo l’esperienza di pensieri, emozioni come semplici sfaccettature diverse di un’unica energia. Lasciare andare liberamente per 10 minuti può trasformare la rabbia in paura o tristezza o in disperazione, che può diventare, forse, infantilità. E poi può diventare risata, e così via.
    Con questi primi due passi, il lato negativo del processo è completo: la cantina è stata ripulita. Il loto è stato riesumato.
    Ma fermarci qui sarebbe come lasciare il lavoro a metà.
    Con il riconoscere, l’accettare e il rilascio conscio di ciò che abbiamo soppresso, abbiamo liberato una grande riserva di energia. Adesso questa inondazione deve essere incoraggiata a muoversi in avanti e verso l’alto. Ecco perché nel terzo stadio del metodo si-salta-fino-a-cascare-per-terra e si urla “Hoo!”.
    Atterrare piatti sui piedi e urlare “Hoo!” martella il centro del sesso, dove è immagazzinata l’energia, e la scuote verso l’alto. Al contempo, il contatto forzato e insistente con il pavimento aiuta a ristabilizzare il contatto con la terra. Ci porta giù, da un’esistenza cerebrale a sentire le nostre radici.
    Con l’inconscio pulito, radicati nel corpo, con l’energia che si muove verso l’alto, con la fase dello “Stop!” possiamo tuffarci senza sforzo dentro di noi e rilassarci nella nostra essenza: lo stato dello “osservatore” interiore o del “testimone”.
    E’ un momento di ritorno a casa e giustamente va celebrato. E questo è l’ultimo passo nella Dinamica: celebrare attraverso la danza. Celebrare con un corpo/mente/cuore liberato da tutto ciò che impediva l’estasi.

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